Il birocciaio

Piccole storie, tra antichi mestieri & profondi saperi

Era ancora notte quando il bisnonno Mario con il cappello calcato in testa e una giacca buttata sulle spalle come un autentico tabarro, metteva le redini al suo cavallo e lo attaccava al biroccio. Il suo primogenito Gildo come tutti i ragazzini della sua età avrebbe voluto continuare il sogno e che stava facendo ma la mamma Olga lo aveva scosso leggermente e gli aveva sussurrato:” E’ ora!”.  Si era alzato piano piano districandosi di dosso le braccia dei suoi numerosi fratelli più piccoli e aveva raggiunto il padre davanti alla stalla. Erano saliti sul carretto di legno. L’unica luce era quella del lume a petrolio che oscillava attaccato sotto il biroccio.

Il padre fischiettava qualche melodia per tenersi sveglio e ogni tanto con uno schiocco di frusta riportava il cavallo in mezzo alla stretta via. Il figlio invece, nonostante gli scossoni per le strade dissestate della valle che stavano percorrendo, era in una specie di dormiveglia e continuava il sogno iniziato tra le calde coperte appena abbandonate.
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No, non desiderava diventare birocciaio anche lui anche se quello sembrava il suo destino. Il latte della mattina? Grazie al lavoro di birocciaio. I vestiti che indossava, il pane che mangiava, il vino che non beveva…tutto grazie al lavoro di birocciaio che faceva suo padre e che lui doveva essere onorato di ereditare, di essere l’erede.

Era uno dei mestieri più disagevoli e pesanti. Il cavallo doveva essere trattato come fosse d’oro. Quando il biroccio era pieno essi camminavano a fianco tenendo le stanghe del carretto, eventualmente aiutando nelle difficoltà perché il cavallo non si sfiancasse.
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Vita di disagi, di caldi, di freddi, di nebbie, di gelo, di strade ghiaiate ma anche solo viottoli di terra battuta in mezzo alla valle non sempre amica.

Eppure… I pensieri del bisnonno Mario e suo figlio ora erano entrambi concentrati sul biroccio. Era lì che l’uomo aveva convinto a salire una notte di tanti anni prima la madre dei suoi figli.  Era lì che il ragazzino aveva deciso: non avrebbe fatto il birocciaio, averebbe fatto i soldi e la carriera .

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