Ogni giorno si partiva, Lomax ed io, a caccia di osterie. Le ore più adatte erano quelle serali perché, con qualche fiasco di vino offerto da Lomax, molti avventori cominciavano a cantare.
Lomax è stato il ricercatore musicale più importante del mondo, autore di viaggi mirabolanti, avventuriero e pioniere dell’etnomusicologia. Estrapolandolo dal testo dell’ottimo lavoro “Sulle tracce di Alan Lomax a cinquant’anni dalle sue ricerche sull’Appennino Tosco-Emiliano (Vergato, Treppio, Riolunato, Costabona)“ pubblicato su “Nuèter noialtri – Storia, tradizione e ambiente dell’alta valle del Reno bolognese e pistoiese” da Gian Paolo Borghi, penso sia interessante proporre la testimonianza diretta del partigiano Gino Sarti di Vergato. I testi registrati da Lomax in Emilia Romagna sono stati oltre 90 e interessarono zone del ferrarese, bolognese, forlivese, modenese e del reggiano.
“Mi chiamo Gino Sarti di Vergato, autoctono, sono un arzillo vecchiaccio di 80 anni. Nel 1964 ero scribacchino avventizio, a tempo determinato, presso il Municipio di Vergato. A metà estate, un mattino, venni convocato dal Sindaco Rino Nanni nel suo ufficio. Mi presentò un signore americano di media età, di corporatura robusta, Alan Lomax, pregandomi di mettermi a sua completa disposizione. Ero, escluso il segretario comunale, l’unico scriba diplomato del Comune e il po’ d’inglese assimilato in sei mesi di prima linea con la I Divisione Corazzata statunitense, rappresentava i requisiti adatti alla bisogna. Alan veniva dal Sud. Stava raccogliendo per conto dell’Accademia di Santa Cecilia motivi popolari italiani, dalla Sicilia alle Alpi. Pilotava un grosso furgone Wolkswagen, corredato di una attrezzatura per la registrazione lontana da noi anni luce. Lo presentai ai simpatici toscani di Campotizzoro, fratelli Bertino, Corrado e Norma Sandri, titolari del Ristorante-Albergo “Autisti” di Vergato, sulla Porrettana, adiacente all’attuale comando della Polizia Municipale, di fronte al distributore di benzina AGIP, che l’accolsero di buon grado. L’Albergo- Ristorante “Autisti”, aperto giorno e notte e senza turni settimanali, era la tappa obbligata dei camionisti della SS 64 Pistoia-Bologna. Con essi scendevano dalla Collina alcune belle ragazzette-pendolari e così le mie notti e quelle di Lomax finivano di solito alle tre del mattino, insieme ad altri amici del cuore. Ogni giorno si partiva, Lomax ed io, a caccia di osterie. Le ore più adatte erano quelle serali, perché con qualche fiasco di vino, offerto da Lomax, molti avventori cominciavano a cantare. Erano bei tempi, quando si cantava ancora nelle osterie. Ad ogni accenno Lomax interveniva: “No, questo è abruzzese, no, questo è romagnolo, no, questo è trentino”. Le conosceva tutte. Soltanto a Campolo, nella bettola di Anna, registrò una ninna nanna che non aveva mai sentito, tutto qui in quasi un mese di ricerche, in tutte le osterie che conoscevo, dove ho trascorso, e non mi pento, le ore migliori della mia giovinezza, dove ho trovato sempre del calore umano.
Per approfondire: N059Nueterricerche26 – Alan Lomax Storie
Articolo di Andrea Manica