Tre giornate al Palafiori di Sanremo, 19, 20 e 21 ottobre scorsi, organizzate dal Club Tenco e dedicate ai “Cantautori a scuola”, sono state l’evento “congressuale” e di confronto diretto – integrante più che collaterale – della 41a storica rassegna della musica d’autore. Il convegno, capace di generare un grosso dibattito tra gli operatori del settore e non solo, è riuscito ad evidenziare gli aspetti positivi dell’introduzione della canzone d’autore nei programmi scolastici ma ha individuato e messo in luce anche le criticità dell’operazione.
Occorre quindi, a nostro parere, aggiungere simbolicamente un punto interrogativo al titolo del convegno: “ Cantautori a Scuola?” come a raccogliere la sfida di Roberto Vecchioni, protagonista della prima giornata del congresso, che espone il suo pensiero: “ Oggi giorno il computer dà solo risposte, noi abbiamo bisogno di domande. I ragazzi hanno bisogno di genitori ed insegnanti capaci di creare dubbi continuamente, e sono i ragazzi che devono dare le risposte.”
Con la sua lunga esperienza come docente, Vecchioni, è in grado di fornire diversi spunti di riflessione. “Non serve dire ai ragazzi che la canzone è bella” continua il Professore “bisogna raccontare che la canzone è cultura nel senso più profondo perché è lo specchio della società in tutte le epoche, può fare questo un insegnante di Italiano da solo? Bisogna formare i formatori!”
E’ insita la paura della semplificazione e della noia? Flaiano diceva che, a scuola, “Sempre caro mi fu questo ermo colle”, diventa “questa collina mi è sempre piaciuta” in un imbruttimento sistematico di ogni poesia.
Il carisma e la simpatia, uniti alla capacità di raccontare momenti storici e personaggi magnifici con l’acume della poesia, da Velasquez ad Alda Merini, dalle guerre napoleoniche a Dr. Jekill e Mr. Hyde, solo per citare qualche passaggio a noi caro della sua discografia, rendono il “Vecchioni professore” sicuramente una guida autentica per gli studenti, ma questo carisma certo non si può trasferire tout court sull’intero corpo docente. Questo è un dato da tenere presente perché, nonostante ci siano sicuramente casi di maestri notevolissimi, possiamo immaginare che tanti insegnanti non siano ferrati sul tema, e, come diceva proprio Vecchioni in un’intervista a Repubblica: “L’insegnante ha l’obbligo di essere credibile, un cantautore può permettersi di esserlo meno”.
Il Ministro Dario Franceschini, durante l’incontro con Patti Smith al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, ha detto:“ I testi dei cantautori dovrebbero essere insegnati nelle scuole perché sono una forma d’arte”. Pienamente d’accordo su questo punto il Ministro della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli che, nel suo intervento al convegno, ha raccontato i progressi e i propositi per valorizzare nuovi linguaggi dentro la scuola, dal teatro, al cinema, alla musica.
Presente anche Sergio Staino, moderatore del convegno, che con la sua saggia ironia ha svolto bene il suo ruolo coordinando i vari interventi e parlando lui stesso del rapporto diretto che si instaura tra docenti ed alunni. “Non possiamo pensare di entrare in classe pretendendo di insegnare o trasmettere in qualsiasi modo la canzone d’autore se ignoriamo il mondo musicale in cui sono immersi i ragazzi d’oggi” ed ha continuato : “ Far ascoltare De Andrè, parlare della sua poesia e del suo modo di raccontare, non tenendo conto che il loro modo di raccontare oggi si rispecchia, anche, nei versi di Fedez”. Dunque, solo conoscendo il loro “mondo” riusciamo ad ottenere la loro fiducia per una sana apertura al dialogo, alla conoscenza e sopratutto alla (sempre più rara) curiosità verso qualcosa che a noi pare scontato, perché fa parte del nostro vissuto, ma che per molti di loro non lo è affatto.
Nella mattinata del secondo giorno un tavolo ristretto di addetti ai lavori dell’industria musicale ha discusso le problematiche pratiche dell’insegnamento della musica a scuola; dall’ approccio con cui si dovrebbe insegnare musica nelle aule ( molti conoscono il dramma del flauto dolce che suona Fra’ Martino Campanaro) all’ implemento dei bandi aperti per promuovere l’educazione musicale dei giovani.
Nel pomeriggio le porte si sono di nuovo spalancante al dialogo raccontando le potenzialità della canzone come metodo per raccontare la storia. A questo proposito Steven Forti, molto a suo agio nei panni di vice conduttore dell’intera manifestazione, al fianco del vulcanico Antonio Silva, ci ha fornito varie suggestioni su questo vasto tema.
La volontà di rimettersi in gioco come “strumento della memoria” è esemplare per lo spettacolo “Bella Ciao”, riallestito a più di 50 anni di distanza dalla prima del 1964 e manifesta la volontà di non fermare la memoria ma anzi prendere atto delle evoluzioni e degli sviluppi che il folk revival ha avuto. Protagonisti della scena infatti sono alcuni dei musicisti più significativi della musica popolare e del canto sociale: Lucilla Galeazzi, Elena Ledda, Ginevra Di Marco, Alessio Lega, Andrea Salvadori, Gigi Biolcati e Riccardo Tesi.
“Rimango qui anche tre ore!” l’esordio al microfono di Franco Mussida, mattatore della terza giornata, grande maestro sia sul palco che dietro alla cattedra, come dimostra il suo impegno per i giovani attraverso il CPM, Centro Professione Musica, di cui è presidente dal 1984. Con allegria e spigliatezza si è raccontato suonando, accompagnato dalla chitarra, sottolineando che spesso è importante proprio l’approccio che si ha con la musica “insegnata”, e quanto sia importante il viverla per conoscerla.
Collegato a questo tema, interessantissimo e coinvolgente anche l’intervento del gruppo musicale “ La stanza di Greta”, vincitore della Targa Tenco come Opera prima, che ha spaziato tra i vari aspetti che ci legano alla musica, l’imporatnza di come viene trasmessa, la potenza e la bellezza dell’iniziare a conoscerla facendola. Fare ed ascoltare musica, senza per forza essere cantautori o musicisti, senza distinzione di età, ma mettendosi in gioco, ricreando sonorità anche solo con l’aiuto del corpo e della voce. A prova di cio’,e di come questo sia efficace anche a livello di insegnamento scolastico, i membri del gruppo hanno coinvolto il pubblico e i relatori che, in pochi istanti, sono divenuti protagonisti di una splendida melodia in crescendo condivisa.
Per trarre le conclusioni, immaginiamo un insegnamento trasversale della canzone, che non sia prerogativa del professore di Italiano, ma un progetto aperto, interdisciplinare, sembra la prospettiva più sensata per introdurre “la canzone” (anche senza la parola “d’autore” a seguire) a scuola. Vorremmo sottilineare quanto sia mancata la presenza di Claudio Lolli, vincitore della Targa Tenco come miglior album 2017, Il grande freddo. Claudio Lolli, definito dallo stesso Vecchioni un genio “straordinario” è, a nostro parere, uno dei più rappresentativi “maestri” musicanti per la sua propensione a mettere sempre continuamente domande nella testa dei suoi ascoltatori. Infatti se Tenco e Ciampi sono “la malinconia”, Vecchioni e Guccini “la storia”, Fabrizio De Andrè “l’anarchia”, De Gregori “ la consapevolezza”, Conte “l’eleganza” e Dalla “il pop”, Claudio Lolli è senz’altro “il dubbio”.
Un ringraziamento speciale al Club Tenco e a Marika Amoretti, Responsabile dei rapporti con le scuole per il Club Tenco.