Delitto e Castigo di Fёdor Dostoevskij

Osterie letterarie. In vino veritas

“Si guardò intorno e s’accorse di essere vicino a una bettola, in cui si entrava dal marciapiede, scendendo una scala fino a un interrato … Non era mai entrato in una bettola, ma adesso gli girava la testa, e una sete ardente lo torturava.”

“Il padrone dell’esercizio stava in un’altra stanza, ma veniva spesso in quella principale, scendendovi chissà da dove per certi gradini; la prima cosa che si vedeva, allora, erano i suoi eleganti stivali ingrassati, con grandi risvolti rossi. Indossava una poddёvka e un panciotto di raso nero, unto e bisunto; non aveva cravatta, e tutto il suo volto era spalmato d’olio come una serratura di ferro.”
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“Dietro il banco stavano un monello sui quattordici anni e un altro più giovane, che serviva gli avventori.

V’erano cetrioli affettati, biscotti neri e pesce tagliato a pezzettini; da tutto emanava un pessimo odore. Mancava l’aria, tanto che non era possibile resistere a lungo seduti, e tutto era talmente saturo di afrore vinoso che sembrava di potersi ubriacare in cinque minuti soltanto respirando.”

E’ la descrizione di una delle prime scene di Delitto e castigo, uno dei capolavori di Dostoevskij, pubblicato a puntate sul Messaggero russo tra il 1866 e il 1867.

Il monologo interiore del protagonista Raskòlnikov, un assassino e la sua morale.

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