“ Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.”
Questi versi sono tratti da Città vecchia, lirica dedicata a Trieste che diventa insieme a Lina ( Carolina Wolfler), moglie di Umberto Saba, protagonista della sezione Trieste e una donna (1910-1912) del Canzoniere.
Un “quasi” fondersi in questo umile ambiente in cui merci e uomini sono considerati allo stesso modo perché è qui, in questo labirinto di strade e stradine buie piene di gente come può essere solo un vecchio quartiere di mare, nelle piccole umili azioni quotidiane, che si trova il senso dell’infinito.
Nel grande porto dell’Impero Austro-Ungarico, l’antica Trieste, erano approdati con le navi e le merci da tutto il mondo comunità di varie nazionalità tra cui austriaci, slavi, greci, armeni, ebrei…perciò la città era divisa tra più culture che, in nome del commercio, collaboravano.
Umberto Saba, Poli alla nascita, nacque a Trieste nel 1883 ed è un amore quasi fisico quello che lo unisce alla sua città natale. E’ legato ad essa da sentimenti contradditori, la descrive affollata, brulicante di vita ma anche capace di offrire uno spazio per meditare a gente “ schiva e pensosa” come lui.
Immette la sua vita nella vita di tutti, non una descrizione oggettiva ma dall’interno, nell’umiltà ritrova l’essenza dell’infinito. Le radici degli alberi.