BIANCO ROSSO E VERONELLI. Un libro? Un manuale? Una guida? Un dialogo? Tutto questo ma soprattutto una partita giocata abilmente da due “liberi pensatori”. La palla viene rimbalzata da una parte all’altra colorandosi, consumandosi, rinnovandosi e persino riempiendosi di buchi. Dall’inizio la lettura è piena di stop. Non fai in tempo a memorizzare un termine che già la tua mente è costretta a” ingoiarne” un altro.
Raccogliere qualche provocazione e manipolarla. Dice Echaurren: ”Ora i comuni si sono ridotti a indire sagre e fiere a non finire…”. 18 mila feste e sagre paesane nel 2014 che hanno prodotto un volume di affari di 350 milioni di euro. Sagra del carciofo, della porchetta, della bruschetta, del baccalà, dell’anguilla, dell’uva, dell’olio, dei funghi, della lumaca … l’economia del gusto. Questa esplosione di sagre, grandi e piccole, per conoscere luoghi altrimenti dimenticati e assaporare cibi tradizionali. Tutte queste manifestazioni infatti sono legate ai prodotti della terra e sono importantissime come occasione per conoscere la cultura ma anche la musica locale, il tutto accompagnato da un mercato artigianale. L’Italia che si muove dietro al cibo. L’Italia che gira “annusando” i buoni profumi . L’Italia che viaggia, che scopre, che assaggia. “ L’Italia che mangia con pochi euro convinta di nutrirsi in un modo genuino, come una volta…”. Insomma un bel business! Esige un’etica. La soluzione proposta dagli autori del Libro è molto attuale. Ogni comune deve tutelare i suoi prodotti scegliendo un’Italia fatta di “agricoltori, di inventori di sapori, di contadini coraggiosi, di lavoratori fantasiosi e di consumatori consapevoli e coscienziosi, di artisti al di là dell’aspetto politico o economico.” Spettacolarizzare la tradizione oggi è purtroppo più importante che conoscerla e proteggerla.