“ Lo conobbi al Pireo. Ero andato al porto a imbarcarmi per Creta. Era quasi l’alba. Pioveva. Soffiava un forte scirocco, e gli spruzzi del mare arrivavano fino alla piccola taverna. Le porte a vetro chiuse, l’aria sentiva di fetore umano e di infuso di salvia. Fuori faceva freddo, e i fiati avevano appannato i vetri.”
“Io ero seduto in un angolo, infreddolito; ordinai un secondo infuso di salvia…Guardavo dai vetri appannati il porto che si svegliava con le sirene ululanti delle navi e le grida dei carrettieri e dei barcaioli.”
Prima pagina del romanzo Zorba il Greco di Nikos Kazantzakis.
Il narratore, un intellettuale infatuato di Omero, Nietzsche, Mallarmé e Buddha, in una bettola del Pireo incontra Zorba che gli si appiccica come cuoco e capocantiere.
Alexis Zorba, detto anche Telegrafo, Bruscolone, Peronospora..” vecchio, altissimo e magrissimo, con gli occhi sporgenti”.
Sotto il braccio aveva un fagotto piatto al cui interno era custodito un salterio.
“Quando ho le mie pene suono il salterio e mi sento meglio”
“ Quando mi trovo senza un soldo giro per le taverne e suono il salterio. Canto anche certi vecchi canti cleftici della Macedonia. Poi passo col piattino: eccolo, questo berretto. Rimedio qualche moneta da dieci centesimi”.
L’intellettuale e Zorba arrivano a Creta.
“ Arrivammo alla piazza del villaggio: due altissimi pioppi, intorno ceppi che fungevano da sgabelli, e di fronte la taverna con una lunga insegna sbiadita:” Taverna-Macelleria la Modestia”.
Una prima versione del romanzo, intitolata Il Sinassario di Zorbàs, fu scritta nel 1941, poi nel 1943 la stesura definitiva con il titolo Vita e imprese di Alexis Zorbàs.
Il segreto di Zorba? Vivere ogni istante come fosse l’ultimo.