Intervista a Francesco Moneti

Il poliedrico chitarrista e violinista di Modena City Ramblers e Casa del Vento si racconta a tavola.

Con alcune persone aprirsi ed entrare nel flusso di pensieri e confidenze è più facile.  Sicuramente Francesco Fry Moneti, il pirotecnico violinista polistrumentista dei Modena City Ramblers, Casa del Vento e “Session Man” in tantissimi progetti,  è una di queste persone. Capace di una energia unica e contagiosa, sul palco come fuori. Entrare nel suo mondo di musica è inevitabile e questo dimostra quanto sia importante essere grandi uomini oltre che grandi artisti.
Una stramba rubrica anarchica, come la nostra, si nutre di questi incontri speciali e nella calma della tavola, tra un bicchiere di vino e un tagliere di formaggi e salumi, continua il suo compito di ricerca e scoperta.
Ci troviamo nella culla degli affettati emiliani, a Parma,  nella storica Trattoria dei Corrieri, Str. Del Conservatorio, 1. Questo rinomato locale, nel centro di Parma, è rustico e curato.  Rispettosi delle ricette tradizionali, i camerieri in bianco ci accolgono con torta fritta e una selezione dei migliori salumi della provincia.
Caro Francesco, grazie intanto di aver accettato l’invito a cena. Partiamo da una curiosità. Hai fondato la Casa del Vento nel 1991. E sei nei Modena City Ramblers dal 1996.
In amore come nella musica, sappiamo che portare avanti le relazioni è complesso. Come fai tu a continuare dei progetti così durevoli? Ne sono ammirato!

Un musicista fa cose belle  solo se fa cose che gli garbano.

Francesco fa un bel sorriso gentile. Viene fuori subito la verace parlata aretina, la sua amata terra natia. Ci tuffiamo nei consigli pratici.

Per fare durare le cose devi valorizzare e variare gli spazi creativi,  rimanere sempre curioso e aperto, per sapere intervallare alle full immersion dentro al gruppo vari progetti collaterali.
Quindi riempire ogni momento libero con tanta musica è importante!
Un altro aspetto fondamentale per far durare un gruppo è che devi saper mediare con gli altri.  Dietro a progetti, come Modena City Ramblers o Casa del Vento, c’è un gran numero di persone che collaborano.
Il tour è l’espressione di massimo “legame”, un mondo a sé; pieno di momenti impegnativi e di tante cose belle, come le mangiate tutti assieme,  musicisti, tecnici,  merchandising.
Il Clan Banlieue.  La grande,  grande Famiglia in movimento:  i Modena City Ramblers. Manifesto del suonatore itinerante. Francesco, sai che forse tu sei il musicista che ho visto più volte dal vivo! Ogni piazza, ogni manifestazione. Cosa ti rimane di questo never-ending tour?   

La creatività e le connessioni si alimentano nel viaggio. A volte il viaggio è la miglior fonte di ispirazione anche per comporre e riflettere. Sono legato all’album “Viva La Vida, Muera la Muerte!” per esempio,  così ricco di influenze, il viaggio sudamericano. Il nostro viaggio in Guatemala, in quell’occasione, ci ha aiutato a raccontare bene anche l’Italia.
Oramai, quando girando in furgone incontro con lo sguardo i cartelli stradali che indicano minuscoli paesini, mi accorgo che, con un progetto o con l’altro, sono stato ovunque.
Poi, i Modena suonano spesso all’estero davanti ad un pubblico di Italiani emigrati.  Parigi, Dublino, Dusseldorf ecc … all’ estero si sente forte nostalgia per il nostro bel paese e nascono quindi serate emotivamente intense che accrescono la nostra geografia musicale.

L’ultima volta che ho visto i Modena City Ramblers mi sono stupito di come il pubblico fosse molto giovane. A me sembra che i giovani vengano dipinti come mostri nei media, mentre nella realtà sono spaventati per il futuro, iperrealisti e la cosa triste è che questo stato d’animo taglia le gambe ai sogni e alle utopie.

… è un onore se i Modena City Ramblers con la loro musica contribuiscono a fare sognare le persone, perché il sogno è importante.

E poi molti ragazzi è tramite queste canzoni che si interfacciano con avvenimenti storici importanti.

E’ vero, c’è molta voglia di riappropriarsi dei valori della resistenza, della lotta all’ingiustizia. La parte mediatica racconta solo l’odio, ma in contrapposizione si muove in maniera carbonara una rete di solidarietà enorme.
Arrivano le tagliatelle al ragù e i cappelletti in brodo. Immancabile è il parmigiano reggiano per “sbiancare” ogni primo, “da tavola non alzarti mai, se la bocca non sa di formaggio.”
Francesco, torniamo a noi. Come è nata la tua passione per la musica?

Da una grande curiosità. Quando ho iniziato ad affacciarmi professionalmente alla musica, ad inizio anni  ‘90,  c’era in giro tanta musica buona  e io, sperimentatore per  natura, avevo molto da imparare anche solo ascoltando.
Fondamentale però è stato l’Arezzo Wave Festival,  vera fucina di talenti musicali in Italia.
Io ho avuto la fortuna di bazzicare sotto quel palco importante e sentire tanta musica dal vivo, successivamente  poi, ho avuto l’occasione di partecipare al festival e vincere un concorso fondamentale per avviarmi a questo mestiere: un tour organizzato in  cinque locali del nord, cinque del centro e cinque del sud.  Mettevamo per la prima volta il naso fuori da Arezzo.
L’Arezzo Wave è stato ed è un esperienza fondamentale per la musica  italiana e in quei magici anni poteva succedere di tutto. Pensa che in una occasione, prima della Casa del Vento, ha suonato Patti Smith!

Raccontaci questa storia.

Stavamo suonando con la Casa del Vento e lei ci stava a vedere a borgo palco. Io pensavo: chissà, forse si sarà addormenta, e invece era attentissima. Poi a fine concerto, con una umiltà disarmante dice agli organizzatori: “Bravi questi ragazzi, posso avere un loro cd?” Ti rendi conto?

Si è dimostrata una persona splendida e semplice, siamo rimasti in contatto tutti questi anni e ultimamente mi ha dato la gioia di aderire ad un progetto a cui tengo molto: “Mare di Mezzo”.

Che cos’è “Mare di Mezzo”?

E’ la chitarra venuta dal mare.  Un liutaio di Cortona, Giulio Carlo Vecchini, con il legno dei relitti dei barconi dei migranti approdati a Lampedusa ha costruito una chitarra che ha poi dipinto con i colori dell’arcobaleno.
L’associazione “Cortona on the move” ha promosso “il viaggio” di questa chitarra, che è passata nelle mani di tanti artisti grandissimi, da Santana a Jovanotti.
Io ho raccolto il testimone. Con la Casa Del Vento abbiamo scritto un pezzo con questo titolo, “Mare di mezzo”, cioè il  Mediterraneo. Nei ritagli di tempo, tra un concerto e l’altro, ho portato in giro la chitarra e l’ho fatta suonare a tanti amici che appariranno tutti alla fine del videoclip, tra gli altri, oltre a Patti Smith, anche Eugenio Finardi, Bobo Rondelli, Simone Cristicchi.
Sarà stata una grande emozione incontrarsi per una tematica così importante. Il nostro viaggio finisce qui Francesco,  ormai giunti al caffè. Il tempo è davvero volato! Come prosegue il tuo percorso?

Sempre con la musica.  Con i Modena, con la Casa del Vento e con tanti altri progetti. Perché viaggiare, suonare è incontrare gli altri, tenere le porte aperte,  quelle mentali!

Lunga vita alla musica e ai musicanti allora e come dice quella vecchia bella canzone: “Addio, addio e un bicchiere levato … ”

 

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