Puoi dirci qualcosa sulla tua preparazione musicale e su chi ti ha influenzato?
Questa è una domanda che pretende una risposta complessa. Ci sono molte diverse sfaccettature nella mia formazione, nella mia educazione. Io ho sempre studiato l’insegnante come persona, oltre che apprendere dalla sua tecnica. Ho sempre avuto la passione per la musica e soprattutto per la chitarra. La chitarra, da bambino, era il mio gioco preferito e io l’ho sempre suonata con passione. Quando ho cominciato a occuparmi della musica in modo professionale, allora ho iniziato a imparare alcuni termini, alcune regole.
Hai mai studiato la chitarra classica o un repertorio prima del jazz? Lo consiglieresti?
No, non l’ho fatto. Ho espresso me stesso in molte forme della musica del 20° secolo e naturalmente mi aggiorno sempre anche ora nel 21° … mi piace Bach, vorrei consigliarvi un grande artista che lo interpreta, Manuel Barrueco.
Cosa consigli ai giovani che vogliono studiare la chitarra?
Sai, non c’è niente che io potrei consigliare perché ognuno deve seguire la sua via per formarsi. Posso solo annotare qualche cosa rispetto alla mia esperienza. Penso che sia essenziale essere autenticamente coinvolti nella forma ma essere anche qualcosa fuori dal coro. Questo oggi è molto difficile perché la cultura cambia rapidamente e l’originalità spesso viene a mancare. Così il jazz stesso, si consuma in poche decine di anni e questa è… l’evoluzione della nostra società. Così non è per la musica quando è originale. La musica è la materia per cambiare la società, economicamente, negli affari, cambiare specialmente un’industria molto competitiva. Bisogna tenerlo sempre presente. Questo è l’insegnamento più grande e penso che sia un mio dovere insegnarlo, così che tu possa avvantaggiarti come individuo.
Ti siamo vicini nel ricordare la tragedia che ti è accaduta nel 1980…come hai fatto a superare la difficoltà di una perdita di memoria così grave? Hai mai ritrovato parti della tua memoria legate alla musica e alla chitarra o hai trovato un altro modo hai trovato un altro modo per suonarla?
Non ho ritrovato niente, sono stato ritrovato. E non è stata una tragedia ma è stata una fortuna. Sono nato con una malformazione arteriosa. Questa malattia è grave e porta i vasi sanguigni ad aggrovigliarsi.
Dall’inizio alla fine di questo periodo, in cui la malattia si sviluppava, la diagnosi dall’industria medica era confusa, dai dottori, psichiatri, psicologi, perché la tecnologia non aveva raggiunto i livelli di oggi.
Così la loro diagnosi che mi hanno fatto era quello di un disturbo maniaco depressivo, bipolare, ma non era vero niente. In quel processo ho sperimentato il trattamento dell’elettroshock psichiatrico e molte altre cose. Alla fine la situazione si è aggravata allora ho preso una decisione e un vero amico mi ha salvato la vita, perché mi ha trasportato urgentemente all’ospedale in California e lì mi avevano dato due ore di vita. Io … ho preso una decisione di andare da mio padre e mia madre. Essi erano nella Costa Est e io ero nella Costa Ovest, così decisi di raggiungerli, nella loro terra. Mi avevano dato due ore di vita ma ci volevano 5 ore e mezza di volo. Quando arrivai a Filadelfia andai direttamente all’ospedale e mi fecero due operazioni: dopo la prima rimasi in coma per 19 ore e dalla seconda ne uscii con una amnesia totale. Da quel punto cominciò in nuovo capitolo della mia vita.
Come ti è venuta l’idea di assegnare una lettera alfabetica a ogni nota della scala della giusta tonalità e poi pensare alle parole di riferimento e creare con esse un tema adatto?
Le mie intenzioni erano di lenire il dolore provocato dall’interruzione con la chitarra, di contrastare la mia delusione. Così per me usare l’alfabeto, la geometria e la matematica è importante per vedere la musica in rapporto a tutte le cose della vita. Tu sei un chitarrista e studi seriamente, vedi la musica in maniera orizzontale, così hai 12 tonalità cromatiche sulla scala da sinistra a destra. Io trovai molto più appropriato e anche più pratico, associare le dita alle ore dell’orologio. Ripresi piano, piano a riprodurre le melodie che avevo suonato negli anni. Allora ci aggiunsi le lettere dell’alfabeto inglese e cominciai a ricercare ed esplorare forme diverse. Così questo è il mio modo di suonare oggi, non più il caso. Quello che io ho trovato più profondo in questa ricerca personale è un cambio di ottica, come i bambini sono pieni di fantasia e giocherebbero sempre ed è la responsabilità dei genitori per il bene dei loro figli dire: ”basta giocare e fate i vostri compiti”. Perché il gioco … del bambino è il piacere di iniziare ma la responsabilità dei genitori è preparare i loro figli per la sopravvivenza, nel nostro mondo.
Così ritornando alla domanda iniziale sull’alfabeto, posso dirti che saresti veramente sorpreso di come è veramente semplice (il metodo geometrico)… Se tu prendi la scala cromatica e fai un cerchio quando unisci i punti laterali hai un diamante. Da qui puoi capire tutto e non solo i dodici mesi o le dodici note. Diciamo che ho conosciuto il nord, il sud, l’est e l’ovest prima di aver capito di essere un musicista, come avrebbe fatto un bambino.
L’approccio al tuo libro “ Linear Expressions ” è veramente originale. Comunque, la grande difficoltà di ogni studente è caratterizzare armonicamente ogni accordo che tu intendi ridurre di minore importanza. Nelle tue fantastiche improvvisazioni è possibile percepire il senso armonico delle espressioni anche senza accompagnamento. Vuoi dare qualche consiglio?
Penso che sia essenziale (come in tutte le cose) che tu parta dall’esempio che ho mostrato nel libro , dalle parole opposte belle e brutto, in una melodia che in psicologia si chiama “dualismo”. Quando vedi qualcosa come questo devi cercare di cominciare a pensare alla dualità in tutte le cose.
In musica la dualità è maggiore e minore, la dualità è l’ascesa e la discesa della melodia, è molte cose ma è anche la stessa cosa perché la melodia è parte della tua creatività.
La sola cosa che trovo essenziale per capire il modo in cui suono è il concetto di orizzontale e verticale. tornando al dualismo. Un’altra parola che uso spesso è arpeggio, quando improvviso io non faccio un assolo ma un arpeggio.
Sei consapevole del nome di ogni nota o lasci che il suono ti trasporti?
Quando ho avuto le operazioni mi hanno rimosso il 60% del mio lobo temporale e a causa di questo ci sono certe condizioni che rendono difficile, veramente difficile per me concentrarmi su quello che sto facendo … così io ho davanti a me della musica che non posso leggere e talvolta mi dimentico anche di dove sono.
Quindi non si tratta di conoscere l’accordo, è più di questo.
Ritornando alla tua domanda, devo tornare sempre a quando ho fatto le operazioni, non avevo né passato né futuro e quella è stata la prima volta nella mia vita che ho cominciato a sperimentare una fine nella mia definizione di realtà, per approcciarne una diversa che ho chiamato: “ora”. Né ieri, né domani, “ora”. Questa situazione mi richiede di concentrarmi sul momento stesso di ogni momento. Se una persona è precisa in tutte le cose che fa e fa il meglio che può in tutte le condizioni, è sulla strada giusta nelle sue intenzioni.
Orecchio e tecnica: daresti qualche consiglio per conciliare questi due elementi nell’improvvisazione?
A questo non ho mai realmente pensato, può darsi perché è difficile per me immaginare le due cose separate. Nonostante il dualismo sia proprio questo. Un buon esempio è questa mano, immaginati un doppio aspetto della tua personalità davanti ad una cosa importante come la consegna di un diploma. La mano destra è pronta alla rinuncia, “fa quello che vuole quando vuole”, è molto aggressiva. E’ molto forte, combatte, attacca. La mano sinistra invece pensa, è estremamente consapevole di quello che fa e sa quello che si deve fare e quello che non si fa.
Una delle cose più profonde che mi è successa in gioventù è dovuta all’aggressività di questa mano (la destra) io avrei voluto rompere le corde della chitarra dalla rabbia ma sotto la guida di un insegnate, ho incontrato all’età di 14 anni John Coltrane, un grande musicista. Io amavo già incredibilmente la chitarra ma avrei voluto rompere tutte le corde!!
L’insegnante mi disse:”Stai reggendo una zappa, stai tenendo il plettro in modo sbagliato”. Io accettai il consiglio e cominciai a provare. E’ una esperienza interessante prendere in considerazione l’altra possibilità per risolvere un problema, tu così realizzi ciò che per Einstein è stata una rinuncia.
Cosa significa per te insegnare?
Non lo so perché io non insegno, interagisco, offro la mia opinione. Ho trovato molto utile invitare a guardare attraverso le mie finestre e vedere quello che io vedo … Ma non insegno musica!
Secondo te chi sono i nuovi chitarristi da seguire?
Il nuovo chitarrista da seguire sei tu stesso.
L’industria musicale è competitiva ed è molto difficile. Ognuno è valido alla sua maniera.
Quelli che hanno successo sono quelli che sono concentrati nelle loro intenzioni.
Quando io ero a Parigi, circa due anni fa, e mi sono esibito al New Moon Cafè e alla fine della performance che ha avuto molto successo, alcuni sono venuti a salutarmi e uno di loro mi ha detto ”Conosci questo chitarrista?” E io ho detto: “No” ed essi mi hanno detto “ è un musicista molto giovane … è stato ieri a Parigi, dovresti ascoltarlo, è veramente bravo”. Così ho scritto il nome, l’ho ascoltato e mi è piaciuto. Su internet c’era il suo indirizzo email per i contatti, così ho fatto un commento sul mio piacere di ascoltarlo. Circa 8 o 9 mesi fa lui mi ha contattato, mi mandato un suo nuovo album.
Che tipo di strumenti usi?
E’ una cosa interessante, sai. Se ti chiedo quale tipo di cucchiaio usi, quale tipo di macchina guidi?
E’ importante capire che non fa differenza, il cambiamento è la mia identità essendo facilitato perché quello che faccio mi assorbe completamente. Ho usato spesso una Gibson, per più di 30 anni ma recentemente ho lasciato la Gibson. Recentemente ho iniziato a collaborare con un signore di nome Bob Benedetto che fa strumenti di una incredibile bellezza … e per gli ultimi due anni sono stato “Pat Martino per Benedetto”… e lo sto usando ora. E’ anche una questione di industria sai.
Per l’amplificazione mi sono esibito a nord della costa est degli stati uniti in un festival chiamato Mount Wood e durante questo festival c’era un grande bassista di nome Buster Williams. Ho ascoltato l’amplificatore che stava usando, una piccola cassa e io non avevo usato mai niente di quella misura, stavamo pranzando e io gli ho detto: ” Buster, uno dei problemi che io sto avendo è che le richieste dei contratti per suonare non sono mai uguali, cosa ne dici tu?” ed egli ha risposto “ ascolta, io una volta avevo un amplificatore molto grande ora ho questo, che è molto più piccolo e lo metto nella mia valigia, lo porto dappertutto”… quello che uso questa sera alla Cantina Bentivoglio è di questa misura … 600 watt e fa tutti gli effetti.
Che progetti hai per il futuro?
Non ho nessun pensiero per il futuro. Faccio molti progetti, molti vorrei iniziarli. C’è un giornale chiamato Premiere Guitar sul quale scrivo un capitolo di due pagine ogni mese.
Sono anche coinvolto in un film autobiografico su di me. Sono coinvolto nella produzione di un album che è registrato live a Washington.
Cos’altro? Sono impegnato con un signore di nome che ha scritto un libro su Jaco Pastorius e un altro sta scrivendo la mia biografia.
Sono ovviamente impegnato con Benedetto per gli strumenti.
Mentre uscivo parlando di Jaco Pastorius:
Jaco ha vissuto nella mia casa per un periodo, era negli anni 70 e stavamo registrando insieme a quel tempo ed era molto difficile a causa della pressione politica tra le due compagnie, alla fine i direttori e i produttori non si accordarono e le registrazioni non sono mai state pubblicate.
Vai su http://www.patmartino.com/