Quando arrivi nel centro storico di Comacchio i “Trepponti” appaiono nella loro monumentale rossa bellezza, così silenziosi, sali le lunghe scale e così vedi dove vanno i canaletti d’acqua e aspetti che l’atmosfera ti colori l’animo. Scusate, ma non si può non essere romantici e dolcemente malinconici nella “Piccola Venezia”. Comunque, ai piedi dei “Trepponti” trovi una piacevole, rustica ma elegante cantina: Al Cantinon. Gli “energici” proprietari ti accolgono con i loro piatti tipici a base di pesce, con particolare attenzione alle anguille. Spesso qui, puoi condire delicatamente la serata con un contorno musicale, jazz e non solo.
Viene spontaneo chiedersi: quale misterioso richiamo attrae qui le anguille dal lontano Mar dei Sargassi dopo un viaggio che può durare anni?
Come il maiale altrove, a Comacchio e dintorni, una volta, delle anguille non si buttava via niente: il grasso per i lumi, la pelle per i lacci delle scarpe, le teste, la coda e le trippe per i poveri, anche le lische venivano fritte.
In un celebre film diretto da Mario Soldati, La donna del fiume, le anguille, infilzate in lunghi spiedi, venivano cotte nella grande “sala del fuoco”. Una scena di un piccolo mondo antico, “quasi” dimenticato, “quasi” distrutto. Ma il “quasi” è importante. Il profumo di quella scena ora passa lo schermo come la prorompente bellezza (d’altri tempi) della giovane Sofia Loren …
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