IL GARZONE DI BOTTEGA

Piccole Storie. Tra antichi mestieri & profondi saperi

Giovannino, detto Ninìn, era figlio unico ma non aveva voglia di studiare e così era diventato garzone di bottega da suo zio Pietro detto Piròn. A scuola lo prendevano in giro per i suoi pantaloni rattoppati e per le camicie lise di quarta mano ereditata dai suoi cugini più grandi. Ogni mattina la madre, prima di recarsi in risaia, gli augurava buona giornata e gli raccomandava di non sporcarsi ma egli immancabilmente finiva con il fare a botte con gli altri ragazzini come lui abbandonati a se stessi per gran parte della giornata. Per raddrizzarlo ( i figli vanno raddrizzati da piccoli, ripeteva sempre il nonno) i suoi genitori si erano rivolti allo zio Piròn.   Ninìn doveva spazzare per terra, pulire la polvere, portare la spesa a casa dei clienti. La bottega si affacciava direttamente sulla strada principale del paese e funzionava contemporaneamente da deposito e da negozio.
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Nei ripiani più in alto, in bella fila, erano esposti vasi di sottaceti, cipolline sott’olio, grandi scatole di tonno.
Dall’alto pendevano direttamente sul banco occupato dallo zio salami ,prosciutti, cotechini, salsicce. Lo zio serviva i suoi clienti avvolto da un grande grembiale bianco, raccontava dei progressi scolastici dei suoi figlioli e del suo buon cuore per aver preso con sé il nipote fannullone.
Ninìn svolgeva coscientemente il suo lavoro, si ripeteva che non è tutto oro quello che luccica e cercava, tra le lacrime, di dare un senso alla sua giovane vita.

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