Fabrizio Taverelli. Taver. Ci troviamo a Correggio (Re) alla birreria Dada – Arte Birraia Moderna in via Pio La Torre 3/b. Questa intervista quindi inizia in un birrificio. In una birrificio speciale perché, come sfondo, c’è la passione sincera di alcuni ragazzi che si sono inventati un lavoro artigianale … Fabrizio è disponibile a raccontare storie, avvenimenti, persone di Reggio e dintorni perché è una persona che fermenta come la birra che stiamo bevendo. Perché è, ed è stato, un osservatore sempre lucido della realtà e dell’interiorità. Perché è sempre “fedele alla linea”, mi verrebbe da dire, visto il contesto. Devo ammettere anticipatamente che sono curioso di saperne di più di quella che mi viene da dire la Factory “C.P.I.” , Consorzio Produttori Indipendenti, che è per me è Energia, Movimento e Rimpianto (di non esserci stato). Per dire alcuni artisti del Consorzio, che hanno raggiunto l’apice della loro esperessività: C.S.I. , Ustmamò, Disciplinatha, Marlene Kuntz e Afa – Acid Folk Alleanza, di cui Taver era il leader. “Con noi risorgerà la nuova Italia con la Guerriglia Culturale” cantavano nel 1995 gli A.F.A, canzone che si trova nell’album Materiale Resistente. Una pagina bellissima della musica italiana. Poi come al solito mi intristisco, penso che non c’ è rimasto molto di RESISTENTE oggi. Però sono contento di recuperare certe storie, se non altro grazie a You Tube! Taver è contento che si recuperi i lavori di quegli anni “ per alcuni ventenni la musica che facevamo negli anni 90 è preistoria. Ma perché? Bisogna essere sempre curiosi”. Taver mi sembra umile e alla mano. L’ultimo disco di Fabrizio Tavernelli “Volare Basso” né è manifesto. Come è nato questo album Taver?
Volare Basso è proprio un manifesto; canto: “Dopo anni di voli pindarici, dopo anni di viaggi psichedelici, ho imparato a volare basso”. E’ un testo autobiografico ma credo anche sia un manifesto dei nostri tempi. Questa è la realtà che ci ha colpito in faccia. Anche se ancora cerco di innalzare il discorso sembra che la realtà in questi anni ci abbia riportati tutti a terra ed è più onesto ammetterlo. Per esempio, in Italia fare musica è difficile. E’ ormai una missione. Tanto che non è contemplato come mestiere reale, arriva sempre la domanda (o almeno è sempre sottointesa): “Ma nella vita reale che lavoro fai?”. In questi giorni, in questo tempo io non ho capito se il nostro volare basso sia un rovinare, una strategia, uno sfracellarsi, uno scortircarsi contro i muri della società. Difficile è capire se stiamo ancora volando o se in verità siamo tornati ad un primordiale strisciare, i momenti che stiamo vivendo paiono aver definitivamente tarpato le ali, la creatività, le utopie.
Come ti ho detto prima, io un po’ invidio il periodo del “C.P.I”. Allora la musica era un mestiere reale se no come avrebbe potuto diventare così leggendario quel periodo?
I dischi del Mulo, il Consorso Produttori indipendenti … un bel periodo per me e il mio gruppo gli Afa, Acid Folk Alleanza. Sia dal punto di vista emotivo che da quello lavorativo. Si era formata intorno ai C.S.I, il gruppo di Lindo Ferretti e Massimo Zamboni che è nato dalle ceneri dei CCCP, una specie di Factory Reggiana come hai detto tu, con gruppi molto diversi tra loro ma che rappresentavano bene quel momento storico, quella sperimentazione che molti gruppi di Reggio e dintorni hanno vissuto … dalla montagna dove c’erano personaggi come Ferretti o gli Ustmamò, fino alla pianura dove c’eravamo noi e tanti altri. Rappresentavamo l’Emilia paranoica. Negli Afa le nostre fascinazioni, la Cyber cultura, l’uomo mutante post organico, correnti d’avanguardia come il dada, l’art-brut e il surrealismo, la psichedelia, Burroughs, la fantascienza interiore di Philip Dick e Ballard, le visioni inquiete di Lynch e Cronenberg. Non abbiamo celebrato i fasti dell’Emilia pragmatica ed efficentista ma piuttosto i suoi lati morbosi, devianti, decadenti. Allucinazioni che abbiamo cercato e che sono per me ancora attuali. Dagli AFA di “Nomade Psichico” e della Provincia Exotica, oggi sono giunto ad un brano del mio ultimo album “Il Ponte di Calatrava” che narra ancora di derive del nostro territorio.
Quello che mi colpisce degli A.F.A. è che sembrate distanti degli altri gruppi del “C.P.I” , una ricerca più ultraterrena, un punto di vista più psichedelico magari per poi tornare sulla terra d’impatto, come quando avete cantato con le mondine di Correggio?
L’approccio psicologico in quegli anni, l’interesse per gli stati alterati di coscienza, era comunque legato ad un bisogno interno all’anima. Era una ricerca, un approccio quasi religioso, un ritorno alla sacralità, all’arcaicità, alla trance sciamanica, seppur con l’intervento della tecnologia.. Non era un sballo fine a se stesso ma una forma di curiosità antropologica. Chi non ammette che certa musica è stata influenzata da alcune sostanze psicoattive è solo un moralista. E’ molto diverso lo sballo fine a se stesso, che non porta a niente di positivo. Per me il viaggio vero, comunque è stato un continuo cambiamento attraverso la forma di espressione che amo, la musica. Ricordo un viaggio in Africa con gli Afa, in Namibia, è stato molto importante! Abbiamo cercato di filtrare la musica più arcaica che trovavamo nelle strade attraverso il campionatore. Operazione che abbiamo praticato anche con il Coro delle Mondine di Correggio in cui cantava mia nonna. Il campionatore è stato uno degli ultimi strumenti che hanno effettivamente aperto delle nuove strade nel mondo della musica. E poi tanti esperimenti, musicali fino ad oggi.
Infatti sei uno sperimentatore! Con i tuoi gruppi, ma anche nella scrittura del tuo romanzo “Provincia Exotica” e anche come Dj. Posso chiederti del tuo rapporto con il pubblico che non sempre accetta i cambiamenti?
Da buon kamikaze ho messo sempre su tanti progetti, anche contrastanti tra di loro. Cambiando genere è cambiato anche il pubblico. Ma in fondo è bene così, secondo me un artista deve rispondere a delle esigenze intime, a degli stati d’animo, a delle esigenze di vita. Ed io nel mio piccolo ho sempre fatto questo, quindi a volte ho cercato l’approccio più comunicativo, a volte quello più sperimentale. A volte ho seguito l’istinto, a volte ho adottato metodi automatici di scrittura e composizione. Altre volte ho rielaborato intellettualmente alcune intuizioni metafisiche.
Ci spostiamo ai Vizi Del Pellicano. Il locale, in Via Ronchi Fosdondo 11, a Correggio. Si presenta come una grande casa antica. Entriamo dentro una grande sala, buia. E’ un locale dove si suona, Taver ci racconta che lì ci suona spesso. Andiamo al piano superiore, dove si trova il vizietto, che è il luogo perfetto dove bere della buona birra artigianale! Sto scoprendo Correggio come regno della birra… Riprendo con le domande. Adesso è quindi un momento di ritorno alla realtà. Ti spinge ad essere più comunicativo?
Sì, sono fasi coerenti tra loro. Come ho detto fare musica in Italia sembra essere una missione. Negli anni ’90, con gli Afa, siamo andati in vari programmi televisivi. Red Ronnie ma anche Rai , Videomusic, MTV, Tmc2 etc Erano importanti i passaggi in televisione perché ti aiutavano a trovare date per i tour. Era ancora possibile per un gruppo andare a fare concerti, girare con il proprio fonico, dormire in albergo, trovare situazioni tecnico-artistiche dignitose.. Ora non ci sono spazi in televisione! O come sai, ci sono solo per interpreti creati ad uso e consumo dei format. Ora non è un discorso moralista. Per me è importante anche accettare la realtà e trovare la forza per continuare a fare la musica. Io devo ringraziare quindi i Social, la rete, perché ho ritrovato sostenitori della mia musica, attraverso il crowdfunding sulla piattaforma di Musicraiser, ho fatto questo nuovo album “Volare basso”. Una bellissima avventura e opportunità. Questo spero che sia il futuro per molti gruppi, un ritorno dal basso, all’artigianato per trovare una similitudine con la tua idea della “Palestra del Cantautore”, bypassando le grandi strutture, le regole convenzionali. E’ sempre la creatività, l’invenzione a fare la differenza.
Sembrano un “mantra positivo” queste parole dette da una persona che è cambiata molte volte, sopravvivendo coerente con se stesso. E forse questo è davvero un privilegio di pochi. Caro Taver, ti ringrazio per questo viaggio fisico e mentale citando quello che ha scritto Massimo Zamboni, adesso Post CSI, nella bella introduzione al tuo libro “Provincia Exotica” commentando il tuo ruolo di Presidente dell’ ANPI di Correggio: “Un ruolo che per un resistente è importante come sarebbe allenare il Brasile per un appassionato del pallone”. E’ emozionante allenare i partigiani di Correggio?
Sì, questo mio ruolo è un punto di riferimento per tutto il resto che faccio. Il fare riferimento ad una eredità morale, etica, ai valori che ci ha lasciato l’esperienza resistenziale. L’insegnamento partigiano è la scelta di una parte, un mettersi in gioco in prima persona, il rispondere soltanto alla tua coscienza. E’ l’odio verso gli indifferenti.. Ora ci stiamo muovendo per ripetere a Correggio il grande evento “MATERIALE RESISTENTE che si tenne nel 1995. Fu un momento indimenticabile che portò all’incontro di diverse generazioni : gli ex partigiani e i giovani antifascisti. Sarà un appuntamento importante. Nel 1995 l’evento ha ispirato un documentario di Davide Ferrario e uno storico album che raccoglieva le migliori band alternative del periodo. Allora fu “l’incontro” con la memoria; gruppi che interpretavano le canzoni partigiane o che si inventano nuove canzoni ispirandosi alla resistenza. Allora questo progetto ha visto coinvolti tantissimi gruppi, per citarne qualcuno: Ustmamò, Disciplinatha, AFA, Skiantos, Marlene Kunz, C.S.I, MCR, Africa Unite, Gang etc.. Nel prossimo 25 Aprile 2015 vogliamo riprendere quell’iniziativa trovando nuove attualizzazioni, nuove liberazioni, nuove resistenze culturali. Credo sarà un’altra grande giornata.
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