Luigi Veronelli, in una delle sue conversazioni con Pablo Echaurren, riporta una frase di Gianandrea Ferrari, ideatore della FAI di Reggio Emilia: “Nell’era della globalizzazione anche e soprattutto alimentare, è necessario ritornare alla tavola proletaria”. Ma cos’è la cucina del popolo? E’ quella che si oppone alla cucina transgenica e plastificata delle multinazionali, la cucina sociale per intenderci. Quella in cui il vino se è buono o no lo decidi da solo, non è necessario qualcuno che si mette a roteare il bicchiere incensando il prodotto che vi è all’interno con la consapevolezza che ogni sorso alleggerisce un bel po’ il tuo portafoglio.
E allora si chiede Echaurren:”…come mai siamo in grado di riempire le piazze, di portarci milioni di manifestanti, di addobbare i balconi con centinaia di migliaia di bandiere, di scandalizzarci per tutto e non riusciamo a boicottare un solo prodotto scadente?” La risposta dobbiamo cercarcela da soli realizzando la difficile ma non impossibile chiusura del cerchio della qualità: qualità della produzione, qualità del prodotto e qualità delle relazioni sociali.